sabato 5 febbraio 2011

Dimartino live @ Catania

Devo confessare che non sono fra quelli che hanno accolto positivamente “Cara maestra abbiamo perso”, il nuovo lavoro dei Dimartino.

Non sono mai stata una fan dei Famelika e sono rimasta abbastanza indifferente dinnanzi al loro cambiamento in Dimartino. Si tratta di un album, il loro, accolto molto favorevolmente dalla critica e dal pubblico degli affezionati. Un album che mi ha invece lasciata impassibile, pur riconoscendone all’interno alcuni grandi picchi artistici.


Ho cercato di andare al loro live spogliata di qualsiasi preconcetto su di loro, azzerando ogni mia precedente critica e cercare di valutarne solo ed esclusivamente la loro prestazione sul palco. Com’è giusto che sia. Devo ammettere che si è trattato di un concerto molto atteso a Catania, penalizzato però dalla monumentale festa di Sant’Agata che ha praticamente paralizzato tutto il centro e causato parecchie defezioni.

Sul palco è sicuramente la presenza di Simona Norato quella che più salta all’occhio, con un’eleganza dei movimenti resa ancora più affascinante dalla naturalezza con la quale riesce a passare dalle tastiere, alla chitarra, alle percussioni e poi pure allo xilofono e alla fisarmonica. Certamente la spina dorsale della musica dei Dimartino, che riesce a trovare la sua epica esplosione in “Cercasi anima”, la canzone con il ritornello più bello degli ultimi anni di produzione musicale. Pure dal pubblico si sente commentare: “I suoni di quella tastiera sono fantastici”. Si passa poi all’intimista presenza scenica di Antonio Di Martino e alla contrapposta esuberanza di Giusto Correnti alla batteria. A dargli man forte sul palco sale anche Cesare Basile, che si è occupato della loro produzione artistica, per accompagnarli live ne “La ballata della moda”, cover di Tenco inclusa nell’album.

La distruttivistica “Brucio il mio basso”, retaggio della loro vita musicale passata, rappresenta al meglio quel che è stata la loro crescita ed il passaggio dall’adolescenza arrabbiata dei Famelika, alla consapevole maturità artistica dei Dimartino. Non un taglio netto con il passato, più che altro è come guardare una propria foto da giovani.

Potrei morire cantando” dice Antonio sul palco ed il pubblico ne anticipa ogni singola parola di ogni strofa mostrando, meglio di quanto qualsiasi recensione potrebbe fare, che il loro album è riuscito ad arrivare davvero alle orecchie del pubblico.

Anche se per certi passaggi ricordano un po’ troppo Rino Gaetano devo comunque ammettere che è proprio dal vivo che si riesce ad apprezzare meglio la loro musica, a dispetto della dimensione “letteraria” che riesce a dare l’ascolto del loro cd.

A prescindere dai gusti personali si tratta sicuramente di una band di bravi musicisti che hanno deciso di osare e che sono riusciti in quella che è l’impresa principale di chi va in giro a promuovere il proprio disco: riuscire a farlo amare.

Ed io, che pure mi ci ero strenuamente opposta, adesso me ne sto qui a scrivere questo report con il loro disco in repeat in sottofondo.

Foto Michela Forte

Vanessa Castronovo

1 commento:

Anonimo ha detto...

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